Durante la Seconda guerra mondiale, Levitha era un avamposto italiano a difesa del Dodecaneso. Una piccola isola sconosciuta, tra le più note Kos e Patmos, dove la terra è aspra e selvaggia. Nonostante le difficoltà, ci vive tutto l’anno un’intera famiglia di otto persone. Originaria di Patmos, si è traferita a vivere qui dove vive in una fattoria con capre e pecore. Tranne nei mesi estivi, sulle coste non approda mai nessuno.
Indice
L’isola greca dove vive solo una famiglia
La famiglia che vive a Levitha gestisce anche una taverna aperta ai turisti – Taverna Levitha, non serve dire altro – e sono molti i velisti che amano fare una sosta davanti all’isola quando sono di passaggio d’estate. Qui il pesce è sempre fresco. Ci pensano i ragazzi del posto a procurarlo andando a pesca. Una volta raggiunta la costa, ci si inerpica sulla montagna lungo i sentieri tra le rocce per raggiungere la trattoria. Non essendo dotata di strutture ricettive, la sera l’isola s’immerge nel più totale silenzio. Volendo, si può trascorrere la notte in una delle due case dei pochi abitanti che ci vivono tutto l’anno, sempre se loro sono d’accordo ovviamente. Case protette da muri a secco, con fichi d’India, fichi e ulivi che crescono appena fuori dalla porta.
Un paradiso incontaminato
Levitha, nel bel mezzo del nulla, è una suggestiva isola incontaminata e silenziosa, con un grande fiordo a Sud. Oltre alla baia orientale, ha un bellissimo ancoraggio solitario con un’acqua limpidissima dalle mille sfumature di blu e di verde. Meno di dieci chilometri quadrati di rocce, piccoli campi coltivati e di insenature.
Le sue coste sono molto frastagliate ed è tutta un’insenatura dove le barche gettano l’ancora al riparo dai venti dell’Egeo. Nonostante le piccole dimensioni, la costa misura quasi 35 km. C’è anche qualche bella spiaggetta dove fermarsi per rilassarsi e fare un bagno.
La Levitha archeologica
Ma in Grecia non può mancare anche l’aspetto archeologico. Qui, sottoterra e sul fondo del mare, c’è sempre qualcosa da scoprire. E infatti anche a Levitha, nel 2009, sono stati ritrovati cinque antichissimi relitti di duemila anni fa. Insieme a essi, anche un oggetto ancor più prezioso: un palo di granito da 400 chilogrammi che risale al VI secolo a.C. e che veniva usato per le ancore delle imbarcazioni, ma anche per le grandi navi che attraccavano sull’isola. Tutt’intorno sono state ritrovate anche tante anfore, risalenti al III secolo a.C., usate evidentemente per il trasporto di beni e merci come il vino e l’olio.
Nell’antichità Levitha deve quindi avere svolto un ruolo molto importante. Oggi non lo si direbbe. La troviamo citata, invece, in diversi testi antichi. Ne fa riferimento Ovidio nelle sue “Metamorfosi” e nell’”Ars amatoria”, narrando delle vicende di Dedalo e Icaro che, durante la loro fuga da Creta, volarono al di sopra di “Lebynthos”, l’antico nome di Levitha. Ma l’isola viene citata anche da Plinio il Vecchio e dai geografi dell’antichità Stefano Bizantino, Pomponio Mela e Strabone.
Come raggiungere Levitha
Non è servita dai traghetti di linea, ma la si raggiunge solo con un’imbarcazione privata. Infatti, è da sempre un riparo per chi naviga tra le Cicladi e il Dodecanneso in caso di mare cattivo per via della sua baia protetta dai venti, ma anche per trascorrere qualche ora nel più totale silenzio vivendo l’esperienza di una Grecia pre-turismo di massa.
Un tramonto a Levitha