Cammino di San Michele: come organizzare il viaggio

Scopri come organizzare il Cammino di San Michele: tappe, tempi, tracce GPS, alloggi e consigli per preparare al meglio il tuo itinerario.

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Greta Lomaestro

Content Advisor & Travel Expert

Laureata in Lingue, Letterature e Civiltà Euroamericane, è specializzata nella redazione di contenuti. Da sempre appassionata di viaggi e di montagne, ha nel cuore le nostre Alpi ma anche l'Islanda, il Nepal e i Grandi Parchi dell'Ovest americano.

Pubblicato: 24 Giugno 2025 14:45

Attraversare l’Italia da nord a sud lungo un sentiero che unisce santuari, abbazie e borghi millenari significa immergersi in un viaggio che è al tempo stesso spirituale, culturale e geografico. È questo lo spirito del Cammino di San Michele, un itinerario che si sviluppa lungo la cosiddetta Linea Sacra Micaelica, una direttrice leggendaria che, secondo la tradizione medievale, sarebbe stata tracciata dal colpo di spada dell’Arcangelo Michele per ricacciare Satana negli inferi.

Una linea di luce e protezione che collega sette santuari dedicati all’arcangelo, disposti tra Irlanda e Israele, sorprendentemente allineati con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d’estate. In Italia, questa traiettoria prende forma concreta in un cammino che collega la Sacra di San Michele in Val di Susa al Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, attraversando paesaggi mozzafiato, città d’arte e terre antiche. Più che un semplice percorso fisico, è un invito a confrontarsi con la lotta tra bene e male, l’eroismo interiore e il senso profondo della fede.

Le origini del culto e la nascita del Cammino

Il culto di Michele ha radici antiche. L’arcangelo è sempre raffigurato come un guerriero, con la spada sguainata, mentre calpesta un drago o un demone: un’iconografia che lo identifica da secoli come difensore della fede contro le forze oscure. Fu con l’arrivo dei Longobardi che il suo culto si diffuse capillarmente in Italia: popolo guerriero convertitosi al cristianesimo, i Longobardi videro in Michele un ideale successore del dio Odino, associando alla nuova figura religiosa le stesse virtù militari.

A loro si deve la consacrazione di numerosi luoghi sacri a San Michele, tra cui il Santuario di Monte Sant’Angelo, che divenne il loro principale centro spirituale. Poco dopo, tra il 983 e il 987, fu fondata anche la Sacra di San Michele in Piemonte, sulla cima del Monte Pirchiriano: un luogo suggestivo, a mille metri d’altezza, che domina la Val di Susa e rappresenta il punto di partenza del cammino italiano.

Insieme a Mont Saint-Michel, i tre santuari formano una linea retta perfetta, distanziati di circa 1000 chilometri l’uno dall’altro: una disposizione che ha alimentato per secoli l’idea affascinante di una geografia sacra, capace di unire spiritualità e mistero, fede e astronomia.

Le tappe del Cammino di San Michele in Italia

Il tratto italiano del Cammino di San Michele si estende per circa 1.500 km, attraversando sette regioni, diciassette province e oltre 170 comuni. Interamente tracciato in GPS, si suddivide in dieci grandi sezioni: ognuna può essere percorsa in tappe giornaliere da 15-20 km o, per chi ha meno esperienza, in segmenti più brevi, adattando il ritmo alle proprie capacità.

Tappa 1 – da Moncenisio a Torino

(60 km, 1.100 D+, 2-3 giorni)

Dal Passo del Moncenisio, antico valico alpino tra Francia e Italia, il cammino scende lungo la Val Cenischia attraversando paesaggi d’alta quota e boschi silenziosi. Dopo circa 15 km si incontra l’Abbazia di Novalesa, fondata nell’VIII secolo, uno dei primi centri spirituali del cammino. Da qui si raggiunge Susa, con le sue testimonianze romane e medievali, per poi proseguire lungo la Via Francigena fino ai piedi del monte Pirchiriano.

L’ascesa finale porta alla maestosa Sacra di San Michele, a mille metri d’altezza, affacciata sulla pianura torinese: un luogo carico di simbolismo, costruito tra il X e l’XI secolo, che segna l’inizio ufficiale del tratto italiano. Si può pernottare a Novalesa, Susa o Sant’Ambrogio, suddividendo la tappa in due o tre giornate in base al proprio ritmo.

Tappa 2 – da Superga a Crea

(62 km, 950 D+, 2-3 giorni)

Dal centro di Torino, si sale alla panoramica Basilica di Superga, sulla collina che domina la città, prima di addentrarsi nelle campagne astigiane. Un sentiero del CAI guida il camminatore tra colline e vigneti fino all’Abbazia di Vezzolano, uno dei capolavori del romanico piemontese, nota per il chiostro affrescato e la facciata con la statua di San Michele. Il paesaggio è dolce, punteggiato da cascine, noccioleti e piccoli borghi.

Si prosegue quindi verso Crea, attraversando le province di Asti e Alessandria. L’arrivo al Sacro Monte di Crea, inserito tra i beni UNESCO, regala un ambiente mistico e raccolto, tra boschi e cappelle immerse nel verde. La tappa può essere spezzata in più giorni, con possibilità di sosta in agriturismi e strutture rurali lungo il percorso.

Tappa 3 – da Crea a Pavia

(80 km, 600 D+, 3-4 giorni)

Dal Sacro Monte di Crea si scende dolcemente verso la pianura, attraversando paesaggi di campagna e piccoli centri del Monferrato. Il cammino offre due varianti: una segue i sentieri CAI fino a Casale Monferrato, lungo il Po, l’altra scende verso Alessandria passando per San Salvatore Monferrato e Mirabello. Entrambe le opzioni si ricongiungono nei pressi di Tortona, dove si può visitare la pieve medievale di San Pietro, custode di un affresco di San Michele che è divenuto simbolo del cammino.

L’ultima parte della tappa si snoda lungo il Ticino, tra sentieri golenali e antiche strade, fino a raggiungere Pavia, città dal passato longobardo, dove sorge la splendida chiesa romanica di San Michele Maggiore. La lunghezza del percorso consente diverse suddivisioni, con possibilità di sosta in città e borghi ben serviti. L’arrivo a Pavia rappresenta un altro importante snodo spirituale e culturale lungo la Linea Sacra.

Tappa 4 – da Pavia a Bobbio

(70 km, 850 D+, 2-3 giorni)

Lasciata Pavia, il cammino attraversa l’ultimo tratto di pianura lombarda seguendo strade secondarie e campestri. Si costeggiano risaie, canali e cascinali, in un paesaggio sempre più ondulato man mano che ci si avvicina all’Appennino. Dopo aver superato il Po e lambito piccoli borghi rurali, si entra in Emilia e si prosegue verso la Val Trebbia, tra boschi, vigneti e salite sempre più marcate.

L’arrivo a Bobbio, antica cittadina fondata da San Colombano, segna un punto di svolta nel cammino. Qui sorge il grande Monastero di San Colombano, uno dei centri religiosi più importanti dell’Italia medievale, dove è presente una spelonca legata al culto micaelico, meta di pellegrinaggi locali. La tappa è ricca di atmosfera e può essere suddivisa con una sosta intermedia nei pressi della valle del Tidone o in uno dei borghi ai piedi dell’Appennino.

Tappa 5 – da Bobbio a Pontremoli

(110 km, 2.100 D+, 4-5 giorni)

Da Bobbio, il cammino entra nel cuore dell’Appennino emiliano, seguendo la storica Via degli Abati, una delle vie monastiche più antiche d’Europa. Il percorso si snoda tra fitti boschi, crinali isolati e antichi valichi, toccando borghi suggestivi come Bardi, con il suo castello arroccato, e Borgo Val di Taro, importante centro dell’Alta Valtaro. Il terreno è vario e impegnativo, con salite e discese che mettono alla prova anche i camminatori più esperti.

La fatica è ampiamente ripagata dalla bellezza dei paesaggi e dalla spiritualità che permea questa tratta. L’arrivo a Pontremoli, porta della Lunigiana e punto di congiunzione con la Via Francigena, segna la fine di una delle tappe più selvagge e affascinanti dell’intero Cammino. Numerose strutture di accoglienza lungo il tracciato permettono di suddividere l’itinerario in modo equilibrato, con possibilità di sosta in rifugi, agriturismi o ostelli.

Tappa 6 – da Pontremoli a Lucca

(120 km, 1.800 D+, 4-5 giorni)

Da Pontremoli, il cammino entra nella suggestiva Lunigiana, seguendo la Via del Volto Santo, un antico percorso di fede che collega le Alpi Apuane a Lucca. Si attraversano borghi medievali come Filattiera, Bagnone e Castiglione di Garfagnana, tra mulattiere in pietra, ponti romanici e vallate boscose. Il paesaggio alterna tratti montani a dolci colline, offrendo una varietà di scenari naturali che ben rappresentano l’essenza della Toscana interna.

La tappa si conclude nella storica città di Lucca, dove si trova la celebre chiesa di San Michele in Foro, testimonianza diretta del culto micaelico nel cuore cittadino. L’ingresso in città, attraverso le mura rinascimentali e il dedalo di vicoli del centro, rappresenta un momento emozionante per ogni pellegrino. I numerosi alloggi disponibili lungo il tragitto permettono un’organizzazione flessibile, adattabile a diverse esigenze di ritmo e resistenza.

Tappa 7 – da Lucca a Volterra via Pisa

(80 km, 1.200 D+, 3-4 giorni)

Da Lucca, il cammino si dirige verso ovest aggirando il Monte Pisano, per poi scendere nella piana di Pisa, dove si incontrano testimonianze longobarde e resti di edifici religiosi dedicati a San Michele, come la pieve di San Michele degli Scalzi. Il tracciato attraversa campagne coltivate e piccoli centri rurali, tra oliveti, corsi d’acqua e sentieri pianeggianti, offrendo un passaggio tranquillo ma ricco di storia.

Dopo Pisa, il percorso si inoltra nell’entroterra toscano, seguendo antiche vie che conducono verso le prime colline della Val di Cecina. L’ascesa finale verso Volterra, città etrusca sospesa su un’altura, è suggestiva e panoramica. Il borgo custodisce una forte tradizione spirituale e segna l’ingresso simbolico alla Maremma. Questa tappa può essere suddivisa in tre giornate, con possibilità di sosta in agriturismi e centri abitati lungo il tragitto.

Tappa 8 – da Volterra alla Maremma

(170 km, 2.300 D+, 5-7 giorni)

Da Volterra il cammino si biforca, offrendo due varianti affascinanti. Una conduce verso Massa Marittima e gli scavi archeologici di Roselle, l’altra attraversa la campagna senese fino all’Abbazia di San Galgano, famosa per la spada nella roccia conficcata nella pietra dal cavaliere Galgano come simbolo di conversione e pace. Entrambi i rami attraversano colline solitarie, calanchi, boschi mediterranei e borghi antichi come Sovana, Saturnia e Pitigliano, al confine con il Lazio.

Questa è una delle tratte più paesaggisticamente varie e selvagge: si cammina lungo sterrate, tratturi e strade bianche, spesso lontano dai grandi centri abitati. In alcuni tratti l’acqua scarseggia, quindi è consigliato rifornirsi nei borghi attraversati. I camminatori possono scegliere tappe giornaliere più brevi, grazie alla presenza di agriturismi e ospitalità diffusa. L’ingresso in Maremma, con le sue atmosfere etrusche e l’eco delle leggende templari, dona a questa sezione del cammino un carattere profondo e quasi mistico.

Tappa 9 – dalla Tuscia a Roma

(120 km, 1.000 D+, 4-5 giorni)

Entrati nel Lazio, il cammino segue l’Antica Via Clodia, un tracciato di origine etrusco-romana che attraversa la selvaggia e affascinante Tuscia. I pellegrini si addentrano nella Foresta del Lamone, tra sentieri ombrosi e solitari, per poi toccare borghi straordinari come Farnese, Tuscania, Norchia e Barbarano Romano, noti per le necropoli rupestri e le architetture medievali. Il paesaggio è segnato da calanchi, canyon tufacei e sorgenti termali, in un contesto naturalistico intatto.

Superato il lago di Bracciano, si entra progressivamente nella periferia romana fino a raggiungere il maestoso Castel Sant’Angelo, antica mole funeraria divenuta bastione papale e simbolo micaelico per eccellenza. Da lì, il cammino si snoda lungo il centro storico di Roma, passando per Campo de’ Fiori, il Campidoglio e il Colosseo, fino a giungere a Piazza San Pietro, cuore spirituale della cristianità. Una tappa densa di significati, che unisce natura, storia e fede in un crescendo di emozioni.

Tappa 10 – da Roma alla Grotta del Gargano

(oltre 220 km, 2.500 D+, 7-10 giorni)

Lasciata Roma, si prosegue lungo la Via Prenestina, attraversando la Ciociaria con le sue colline fertili e borghi carichi di spiritualità. Si toccano luoghi simbolici come Palestrina, Fiuggi, Alatri, Veroli e l’imponente Certosa di Casamari, fino a raggiungere Sora, Posta Fibreno e Alvito. Qui il paesaggio comincia a farsi più montuoso, preparando il camminatore al passaggio nel Molise.

Superato il confine regionale, si percorre la Via Micaelica Molisana, tra Colli al Volturno, Isernia, Bojano e i tratturi storici come il Pescasseroli-Candela. Si attraversano le colline di Campobasso, i borghi di Ripabottoni e Santa Croce di Magliano, fino a entrare in Puglia. L’ultima parte del cammino passa per Serracapriola e San Marco in Lamis, prima di salire al Santuario di Monte Sant’Angelo, affacciato sul Golfo di Manfredonia. Da lì, un sentiero scende alla costa fino all’antico porto di Siponto, punto d’imbarco per i pellegrini diretti in Terra Santa.

Le tappe internazionali del Cammino

Sebbene il tratto italiano sia il più articolato e strutturato, il Cammino di San Michele si inserisce in un itinerario ben più ampio e affascinante: la cosiddetta Linea Sacra Micaelica, che collega sette luoghi di culto dedicati all’Arcangelo Michele, disposti in linea retta tra Irlanda e Israele. Ciascuno di questi siti custodisce una tradizione millenaria di pellegrinaggio, apparizioni, simbolismo e spiritualità.

Le tappe principali all’estero sono:

  • Skellig Michael (Irlanda): si tratta di un’isola rocciosa e impervia al largo della costa sud-occidentale dell’Irlanda, patrimonio UNESCO. Qui, nel VI secolo, i monaci fondarono un eremo dedicato a San Michele, simbolo di isolamento e ascesi spirituale. È accessibile solo via mare, durante la bella stagione.
  • St Michael’s Mount (Inghilterra): è un isolotto situato in Cornovaglia, collegato alla terraferma da un istmo sabbioso percorribile con la bassa marea. Il santuario, risalente all’XI secolo, ospita una cappella, un castello e un piccolo villaggio, e rappresenta un importante luogo di culto micaelico in terra anglosassone.
  • Mont Saint-Michel (Francia): uno dei luoghi sacri più celebri d’Europa, situato in Normandia. Arroccato su un isolotto circondato da maree spettacolari, unisce storia monastica, architettura gotica e spiritualità. È da secoli una meta di pellegrinaggio di grande prestigio.
  • Monastero di Panormitis (Grecia): si trova sull’isola di Symi, nel Dodecaneso, ed è il principale santuario ortodosso dedicato a San Michele Taxisarchis. Meta di pellegrinaggi marittimi, custodisce un’icona venerata in tutto il mondo greco e rappresenta una delle espressioni più vive del culto micaelico.
  • Monastero Stella Maris (Israele): sorge sul Monte Carmelo, a Haifa, ed è legato sia al culto di San Michele sia alla tradizione carmelitana. All’interno si trova una grotta sacra frequentata fin dai primi secoli del cristianesimo. È l’ultimo punto della Linea Sacra in direzione est.

Come organizzare il viaggio e pianificare l’itinerario

Il Cammino di San Michele è un itinerario lungo e variegato che richiede una pianificazione attenta, soprattutto se si intende affrontarne più tappe consecutive. La prima scelta da compiere riguarda il tratto da percorrere: si può optare per un segmento regionale di pochi giorni, oppure per un itinerario di ampio respiro, che collega due o più santuari principali. In fase di progettazione è utile valutare la propria preparazione fisica, la stagionalità (preferibili primavera e autunno) e i tempi a disposizione, tenendo conto che una media sostenibile per i camminatori allenati è di 20-25 km al giorno, su terreno misto.

È fondamentale dotarsi delle tracce GPS, scaricabili online, e consultare le tappe ufficiali per stimare distanze, dislivelli e punti d’appoggio. Molti tratti del cammino coincidono con altri percorsi segnalati, come la Via Francigena o la Via degli Abati, facilitando la logistica. Lungo l’itinerario si trovano ostelli, B&B, strutture religiose e agriturismi: prenotare in anticipo è consigliato, specialmente nei periodi di maggiore affluenza. Un diario di tappa, una credenziale e una guida cartacea o digitale possono completare il kit ideale per affrontare con consapevolezza e serenità questo viaggio interiore e geografico.